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Il Blog del Centro

Annotazioni sul lutto

 

33 – 1115 – Viaggio in cina  2008

 

 

Il prato oggi ha occhi

scrutano il cielo

stelle bianche e crochi.

 

 

ANNOTAZIONI SUL LUTTO

“Come Stormi di Uccelli” 

 21.3.2020 -22,8,2021

In questa circostanza di pandemia Sars Covid 2 ed oggi é il 21.3.2020, siamo stati indotti a riflettere sulla morte e su quelle fasce della popolazione cosiddette fragili, più che mai. Coloro che sono morti e muoiono nelle case, nelle strutture ospedaliere e di ricezione – incontrando la morte in maniera inedita, privati del diritto di scelta.

Pensavo, come stormi di uccelli presi a tradimento dalle reti dei cacciatori di frodo a primavera: cadono insieme, a frotte o uno per volta, tutti indistintamente soli.

Mia Madre, Angela Raffaela, è morta l'ultimo giorno dell'anno appena passato. A 95 anni. Ho avuto la grazia, il dono grandissimo di potermi accomiatare da lei con tutti gli onori: il funerale, le partecipazioni, i fiori, le dediche, i canti, il pianto condiviso, la comunione in intimo raccoglimento. Pregavamo per Angela Raffaela che era devotissima a Maria, la madre di Gesù, pregavamo immaginando di accompagnarla tra le sue braccia di universale madre celeste .

Era semplicemente così, così era nelle nostre consuetudini. Certo, prima che scoppiasse il putiferio. Adesso, e chissà per quanto, noi accanto ai nostri morti di pandemia, non saremo e non saranno consolati, né sacralizzati dai  riti della tradizione cristiana o da qualsivoglia altro rito di appartenenza.

Prima di adesso, nessuno avrebbe potuto immaginare una situazione così estrema: tutti cremati! Indistintamente, tutti senza scelta.

Quella notte che ha reso Bergamo, drammaticamente famosa in tutto il mondo, migliaia di morti furono trasportati nottetempo da mezzi militari bardati di nero. Era ancora freddo a Bergamo, e quella notte fu terribile. Per loro, i nostri trapassati, in attesa di essere cremati, in processione macabra, marciavano, nascosti sotto le coperture cerate dei carri a passo d'uomo. Un'immagine assolutamente funesta e agghiacciante.

Chissà per loro! Pensavo. E per noi, che nulla potevamo? Vuoto, confusione, dolore, smarrimento. Tutti espropriati all'improvviso e brutalmente delle nostre persone care, delle nostre ingenue certezze.

Quasi ogni famiglia colpita: donne anziane, mamme, bisnonne e tanti uomini.

All'improvviso, travolti e catturati dalla rete degli oscuri cacciatori di frodo, gli inconoscibili perché senza volto, gli incontentabili perché avidi di bottino in completa assenza di regole, in assenza di cuore, armati fino ai denti.

Parlarne é difficile “No, non vogliamo dimenticare, ma mettere da parte, si. Soffermarsi su ciò che è successo è troppo doloroso, troppo. Dobbiamo andare avanti, dobbiamo essere felici e convincerci che è il nostro dovere: Berghem mola mia”.

Eppure, darsi la possibilità di affrontare la mancata elaborazione del lutto, all'interno di un percorso clinico, genera importanti processi trasformativi - tanto più necessari in questo frangente storico.  Infatti, anche prima di adesso, esercitando la mia professione sanitaria ho incontrato persone che che cercano aiuto senza saper ben esemplificare la natura del proprio bisogno e della propria sofferenza. Ed ecco, sotto la superficie affiorare un lutto non risolto.

E dunque?

I vari decenni di lavoro clinico comprovano come l'elaborazione di un lutto non risolto liberi moltissima energia e forza di rinnovamento per il paziente ed i suoi sistemi di appartenenza. Allora, mi domando: cosa succederà domani, quando questa caccia infame sarà finita? Come elaboreremo la perdita individuale e collettiva di tutte queste creature a noi impunemente e improvvisamente sottratte? Era una guerra? No, non abbiamo avuto bombardamenti, missili; come accade in altri paesi del mondo a noi intorno. Cosa é successo dunque che ora non é del tutto comprensibile?

L'economia, i sistemi di comunicazione, la politica, i colossali interessi in gioco,  ci possono invece riportare alla  migliore tradizione dei romanzi di fantascienza che l'industria cinematografica ha trasformato in film e serie assai affascinanti.

A distanza di ben oltre un anno e mezzo, sempre più complesso diventa distinguere tra realtà, meta-realtà, astrusa immaginazione. Sempre più difficile diventa distinguere tra ipostatizzazioni e una più rassicurante realtà condivisibile con la maggioranza che ci circonda.

Un trauma collettivo cosi grande, capace di colpire nel giro di un'anno e mezzo migliaia di famiglie del nostro territorio, e tantissimi a livello nazionale – non parliamo dell'impatto a livello mondiale - in Italia dovrebbe coinvolgere Studi Professionali di Sanità sia Pubblica sia Privata, privilegiando l'elaborazione dei lutti a livello individuale e familiare. Servirebbe altresì immaginare percorsi di elaborazione del lutto rivolti a gruppi.

D'altronde se il lutto che abbiamo subito é stato collettivo, anzitutto come nucleo cittadino (e ciò vale per ogni città) ha bisogno di collettività per abitare un superamento che salvaguardi la cittadinanza stessa intesa come grande Famiglia di riferimento. Trama relazionale in cui i singoli condividendo storie proprie e di altri, possano partecipare ad intercettare insieme il senso di ciò che li ha colpiti, non negando la perdita bensì provando a ricavare da tale sottrazione qualcosa di buono per sé e per la comunità. Che esiste, che resiste, che resta per immaginare insieme un futuro.

 

 

 

34 – 1116 – Viaggio in Cina  2008

 

 

 

Pareva morto di freddo

il ramo di pesco,

vivo, solo per amore di sole.

 

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