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Sogno quindi esisto

Il sogno è per definizione polisemico, e l’interpretazione che la psicologia può darne non è mai definitiva. Il sogno non è soltanto materia della psicologia clinica, il sogno porta con sé elementi della contemporaneità e può rivelarsi annuncio di grandi cambiamenti per la vita del sognatore o per particolari transiti collettivi.

Sogno quindi esisto. Quando sappiamo accogliere il sogno e dialogare con esso, per l’Io razionale sembra possibile trasformarsi, accogliendo i contributi dell’inconscio, dell’immaginazione e del simbolico. Come dicono alcuni miei colleghi, il pensiero egoico si fa ammorbidire dall’anima e dal sogno.

Ci troviamo cosí al polo opposto del cogito ergo sum di cartesiana memoria. Questa famosa formula filosofica rimase per secoli un avvertimento a uomini e donne, affinché l’anima non prendesse il sopravvento sulla razionalità.

La ricerca psicologica e la pratica clinica suggeriscono che una gran parte della sofferenza umana si origina dalla scissione fra inconscio e immaginazione da un lato, e pensiero razionale dall’altro. Serve dunque realizzare un’integrazione tra immaginario e realtà esperienziale, tra simbolico e necessità contingenti. La psicologia clinica suggerisce la frequentazione del materiale onirico nella vita da svegli, nonché la pratica dell’arte, la coltivazione della creatività e di quelle relazioni autentiche capaci di generare esperienza di intimità.

Sintetizzando il razionale con il simbolico e l’esperienziale con l’immaginifico, il sogno può anche avere una funzione anticipativa e dunque informativa. In alcuni casi rende perfino possibili esperienze di preveggenza e sincronicità.

In psicoterapia il sogno può essere accolto come messaggero portatore di soluzioni. Il sogno può aiutarci a svelare le strutture comportamentali disfunzionali e ripetitive da affrontare con l’aiuto del terapeuta; integrando le parti negate ed elevandosi dal banale e ripetitivo quotidiano. Gli psicoterapeuti più esperti sapranno muoversi come registi o scenografi. Dialogheranno col paziente e con le trame del sogno trasformandone la materia in struttura teatrale e narrativa, capace di produrre insight e ristrutturazioni di importanza vitale.

L’interpretazione che scaturisce da questo processo non sarà identificabile come giusta o sbagliata. Il suo contenuto sarà piuttosto organicamente collocato nell’ambito della relazione dialogata tra sognatore ed analista. L’ipotesi interpretativa può essere formulata dal sognatore stesso, oppure può essere sollecitata dall’analista con opportune interrogazioni, quali: Cosa la colpisce di più/di meno del sogno? Cosa le fa venire in mente/che parti di lei rappresentano i personaggi che vi compaiono? Le somigliano in ciò che essi fanno e come lo fanno, o sono particolarmente dissimili dall’esperienza che lei vive nella sua vita da sveglio? Cosa collega questo a quello? Inventi altri due/tre/cinque/sette sviluppi del sogno a soluzione completamente positiva per lei. Cosa ha imparato? Cosa ha scoperto?

A volte mi è capitato di bussare con le mie nocche sul tavolo e di porre domande come: Il suo inconscio ha bussato per comunicarle qualcosa di molto importanti in questo momento della sua vita? Cosa potrebbe essere? Cos’altro quel personaggio avrebbe potuto, voluto o dovuto dire? Chi guarda chi e per intendere cosa?

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