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IL NARCISISMO

IL NARCISISMO

Lingiardi dice “siamo tutti narcisisti, ma non nello stesso modo. E non tutti abbiamo un disturbo narcisistico di personalità”. 

Narciso rappresenta il funambolo dell’autostima: cammina su una corda tesa tra un sano amor proprio e la sua patologica cerebrazione. Tra questi estremi c’è il narcisismo della nostra vita quotidiana, condizionato dal contesto socio-culturale in cui viviamo. Approcciarsi al narcisismo è come compiere un viaggio avventuroso tra bellezze ammaliatrici e mostri spaventosi.        

HO 70 ANNI CHE TUTTO ABBIA INIZIO!

HO 70 ANNI CHE TUTTO ABBIA INIZIO!

Ciò che conta è il cammino.

Eppure talvolta, inciampando perdiamo di vista la strada. 

Soggetto A : “Ho 45 anni, non ho realizzato i miei sogni, allora non li raggiungerò mai! Non ho speranza di poter vivere le aspirazioni accarezzate nella mia inutile immaginazione! Neppure so che cosa veramente volevo, forse é questo, ho disperso le mie energie, ho dissipato la mia immaginazione”. 

Soggetto B: “Volevo una famiglia, volevo dei figli, non ne ho avuti. Non la avrò mai. Ho già 50 anni.”

Annotazioni sul lutto

Annotazioni sul lutto

 

33 – 1115 – Viaggio in cina  2008

 

 

Il prato oggi ha occhi

scrutano il cielo

stelle bianche e crochi.

 

 

ANNOTAZIONI SUL LUTTO

“Come Stormi di Uccelli” 

 21.3.2020 -22,8,2021

In questa circostanza di pandemia Sars Covid 2 ed oggi é il 21.3.2020, siamo stati indotti a riflettere sulla morte e su quelle fasce della popolazione cosiddette fragili, più che mai. Coloro che sono morti e muoiono nelle case, nelle strutture ospedaliere e di ricezione – incontrando la morte in maniera inedita, privati del diritto di scelta.

Pensavo, come stormi di uccelli presi a tradimento dalle reti dei cacciatori di frodo a primavera: cadono insieme, a frotte o uno per volta, tutti indistintamente soli.

Mia Madre, Angela Raffaela, è morta l'ultimo giorno dell'anno appena passato. A 95 anni. Ho avuto la grazia, il dono grandissimo di potermi accomiatare da lei con tutti gli onori: il funerale, le partecipazioni, i fiori, le dediche, i canti, il pianto condiviso, la comunione in intimo raccoglimento. Pregavamo per Angela Raffaela che era devotissima a Maria, la madre di Gesù, pregavamo immaginando di accompagnarla tra le sue braccia di universale madre celeste .

Era semplicemente così, così era nelle nostre consuetudini. Certo, prima che scoppiasse il putiferio. Adesso, e chissà per quanto, noi accanto ai nostri morti di pandemia, non saremo e non saranno consolati, né sacralizzati dai  riti della tradizione cristiana o da qualsivoglia altro rito di appartenenza.

Prima di adesso, nessuno avrebbe potuto immaginare una situazione così estrema: tutti cremati! Indistintamente, tutti senza scelta.

Quella notte che ha reso Bergamo, drammaticamente famosa in tutto il mondo, migliaia di morti furono trasportati nottetempo da mezzi militari bardati di nero. Era ancora freddo a Bergamo, e quella notte fu terribile. Per loro, i nostri trapassati, in attesa di essere cremati, in processione macabra, marciavano, nascosti sotto le coperture cerate dei carri a passo d'uomo. Un'immagine assolutamente funesta e agghiacciante.

Chissà per loro! Pensavo. E per noi, che nulla potevamo? Vuoto, confusione, dolore, smarrimento. Tutti espropriati all'improvviso e brutalmente delle nostre persone care, delle nostre ingenue certezze.

Quasi ogni famiglia colpita: donne anziane, mamme, bisnonne e tanti uomini.

All'improvviso, travolti e catturati dalla rete degli oscuri cacciatori di frodo, gli inconoscibili perché senza volto, gli incontentabili perché avidi di bottino in completa assenza di regole, in assenza di cuore, armati fino ai denti.

Parlarne é difficile “No, non vogliamo dimenticare, ma mettere da parte, si. Soffermarsi su ciò che è successo è troppo doloroso, troppo. Dobbiamo andare avanti, dobbiamo essere felici e convincerci che è il nostro dovere: Berghem mola mia”.

Eppure, darsi la possibilità di affrontare la mancata elaborazione del lutto, all'interno di un percorso clinico, genera importanti processi trasformativi - tanto più necessari in questo frangente storico.  Infatti, anche prima di adesso, esercitando la mia professione sanitaria ho incontrato persone che che cercano aiuto senza saper ben esemplificare la natura del proprio bisogno e della propria sofferenza. Ed ecco, sotto la superficie affiorare un lutto non risolto.

E dunque?

I vari decenni di lavoro clinico comprovano come l'elaborazione di un lutto non risolto liberi moltissima energia e forza di rinnovamento per il paziente ed i suoi sistemi di appartenenza. Allora, mi domando: cosa succederà domani, quando questa caccia infame sarà finita? Come elaboreremo la perdita individuale e collettiva di tutte queste creature a noi impunemente e improvvisamente sottratte? Era una guerra? No, non abbiamo avuto bombardamenti, missili; come accade in altri paesi del mondo a noi intorno. Cosa é successo dunque che ora non é del tutto comprensibile?

L'economia, i sistemi di comunicazione, la politica, i colossali interessi in gioco,  ci possono invece riportare alla  migliore tradizione dei romanzi di fantascienza che l'industria cinematografica ha trasformato in film e serie assai affascinanti.

A distanza di ben oltre un anno e mezzo, sempre più complesso diventa distinguere tra realtà, meta-realtà, astrusa immaginazione. Sempre più difficile diventa distinguere tra ipostatizzazioni e una più rassicurante realtà condivisibile con la maggioranza che ci circonda.

Un trauma collettivo cosi grande, capace di colpire nel giro di un'anno e mezzo migliaia di famiglie del nostro territorio, e tantissimi a livello nazionale – non parliamo dell'impatto a livello mondiale - in Italia dovrebbe coinvolgere Studi Professionali di Sanità sia Pubblica sia Privata, privilegiando l'elaborazione dei lutti a livello individuale e familiare. Servirebbe altresì immaginare percorsi di elaborazione del lutto rivolti a gruppi.

D'altronde se il lutto che abbiamo subito é stato collettivo, anzitutto come nucleo cittadino (e ciò vale per ogni città) ha bisogno di collettività per abitare un superamento che salvaguardi la cittadinanza stessa intesa come grande Famiglia di riferimento. Trama relazionale in cui i singoli condividendo storie proprie e di altri, possano partecipare ad intercettare insieme il senso di ciò che li ha colpiti, non negando la perdita bensì provando a ricavare da tale sottrazione qualcosa di buono per sé e per la comunità. Che esiste, che resiste, che resta per immaginare insieme un futuro.

 

 

 

34 – 1116 – Viaggio in Cina  2008

 

 

 

Pareva morto di freddo

il ramo di pesco,

vivo, solo per amore di sole.

 

Terapie naturali: è il momento di integrare!

Terapie naturali: è il momento di integrare!

L’Homo Sapiens sembra abbia fatto comparsa sul pianeta circa 200000 anni fa. Sappiamo che i primi uomini sapevano cosa utilizzare per la cura dei disturbi di salute che manifestavano o per le ferite che subivano. Molti attribuiscono al caso la scelta di un’erba piuttosto che un’altra per il trattamento di uno specifico disturbo, ma personalmente non concordo. Gli uomini sapevano cosa usare, prima dell’osservazione dell’effetto,

La Psicologia e il lavoro

La Psicologia e il lavoro

Appunti e riflessioni

Franco Visinoni ha compiuto 82 anni da poco. L'ho conosciuto nei primi anni '80. Nell'ambito della psicologia del lavoro.

Franco fonda e guida un'impresa nella provincia di Bergamo a partire dagli anni '70, oggi leader a livello mondiale nella realizzazione di soluzioni tecnologiche nel campo della diagnostica di laboratorio: la Milestone srl che oggi dà lavoro a 118 dipendenti, uomini e donne di differenti professionalità.  Franco, è un imprenditore illuminato e ben sa che accanto alle logiche del mercato e del fatturato, l'ingranaggio primo è quello del cuore. Rivolgersi ad una professionista della cura, metterla a disposizione dei lavoratori, per lui ha significato estendere le pareti del reparto alla vita - affinché potesse sempre evolvere senza sentirsi meramente un pezzo anonimo del sistema.

Ma partiamo dall'inizio. Per comprendere perché la psicologia del lavoro mi ha appassionata, avendo essa un ruolo fondante nella società odierna.

Incontrai la branca della psicologia del lavoro nel migliore dei modi. Frequentando, agli albori degli anni '80, la ricerca del professor Enzo Spaltro punto di riferimento per la stessa. Oltre l'Università di Bologna, capitava che  insieme agli assistenti riunisse giovani amici, allievi e allieve nella sua casa di campagna o del centro cittadino, dimore che divennero negli anni luoghi di convivialità, vivo confronto e autentica sperimentazione sia di pensiero sia di azione: dai giochi psicologici (1) alle dinamiche di gruppo del lavoro e delle realtà organizzative. 

Quando alcuni anni dopo, avviata la libera professione, incontrai degli imprenditori della realtà bergamasca fu proprio questo background ad alimentare il fuoco già acceso fino a ravvivare in me una vera e propria esigenza di ricerca e applicazioni nelle realtà professionali che mi si stavano presentando.

Il territorio bergamasco dal dopoguerra in poi aveva generato una fitta rete di aziende familiari dove mariti e mogli, fratelli e sorelle avevano cominciato con passione a fare impresa.

Nelle realtà produttive e commerciali le difficoltà relazionali possono riguardare il rapporto con i soci mentre, dove i soci sono altresì componenti della medesima famiglia i contrasti possono collimare e colludere con la sfera interpersonale privata.

E' noto che i fantasmi temuti ed irrisolti nell'ambito della storia comune della famiglia-azienda possono produrre un eco costante e labile di generazione in generazione, quando non affrontati nel profondo.  

E' così che inconsapevoli dinamiche relazionali controproducenti possono sottrarre energie alla gestione del quotidiano. I problemi nascono da situazioni impreviste, come da conflitti di lungo periodo. Infatti capita che la gestione del personale s'apra  a delle bolle d'aria pericolose. Assolvere il proprio ruolo nel tempo, e mantenerlo tale nonostante le controversie della vita – richiede idealmente un lavoro su se stessi. Ahimè non sempre possibile, fintanto che la nostra società più collaudata non se ne prenderà carico, comprendendone veramente l'estremo valore.

Negli anni a seguire, la logica della formazione permanente mi indusse a  frequentare un master con il Prof. Duccio De Torre così gli scambi che ne derivarono con colleghi provenienti da contesti non solo sanitari ma anche organizzativi e gestionali mi accrebbero ulteriormente.

Così pure avvenne con l'approccio sistemico della Scuola di Via Leopardi con il Dott. Cecchin, che a me permise un ulteriore allargamento della visione d'insieme. Se possiamo asserire che in azienda, al di là dei sistemi organizzativi e di produzione, la persona assume un ruolo centrale, allora ne possono conseguire alcune osservazioni rilevanti: possiamo ad esempio sostenere che per ciascun individuo presente in azienda vi possono essere  preoccupazioni, conflitti, lutti personali e familiari che si muovono dal dentro al fuori, dentro i gruppi e sottogruppi di lavoro. Anche di muoversi  in senso inverso, dal contesto lavorativo al mondo interiore soggettivo dei singoli individui. In effetti vi sono alcuni studi che insistono sulla permeabilità dei confini e quindi sulla reciproca influenza tra campi energetici ed emozionali, i quali si muovono e si influenzano circolarmente. 

Il Professor Spaltro fino alla fine, sopraggiunta recentemente all'età di 92 anni,  ancora lucido,  straordinariamente prolifico e attivo, sostenne in varie occasioni che insegnando si impara, e che  dobbiamo avere presente che c'è sempre  l'altra faccia della luna. Quella visibile a tutti infatti, è soltanto una parte, e come insegnanti e ricercatori, qualsiasi sia il nostro contesto di applicazione, non possiamo bonariamente limitarci ad essa. Utopia? No, con alcune realtà aziendali ho potuto sperimentare io stessa queste profonde verità.

Eccoci tornare alla storia esemplare e specifica di Franco Visinoni oltre che imprenditore, titolare di un incredibile numero di brevetti inerenti il suo specifico campo d'azione.

Nel corso dei decenni sono stata spesso loro consulente per le dinamiche di reparto. In occasione di specifiche necessità di cambiamento, ho anche avuto modo di accogliere alcuni collaboratori o responsabili di gruppi interni all'azienda, per affrontare con più strumenti, evidenti difficoltà nelle relazione di gruppo. Potevano essere preoccupazioni personali dei singoli dipendenti, che a volte rischiavano di ricadere sulla vita di reparto e a cascata sui contesti confinanti. Altre volte si trattava di dinamiche che richiedevano una lettura più ampia e creativa, al fine di liberare risorse ed energie altrimenti destinate a creare tensioni ricorsive.

Alla Milestone srl, la spirale della crescita umana positiva ha potuto accadere e storicizzarsi. Per volontà e generosità di Franco inclusa la sua visione di uomo che sa accogliere i sogni e un po' alla volta realizzarli.  Un particolare interessante: all'interno della Milestone srl, sino ad ora non si sono cercati dirigenti all'esterno. È la vita aziendale stessa che ha fatto crescere ed evolvere le persone, alimentando una filosofia di vita che nutre fiducia, progresso e socialità. L'avventura continua: di recente numerose eccellenti collaboratrici di Franco, si sono trovate tutte insieme ad aspettare un figlio, spesso il terzo o anche il quarto. Per questo lui sta immaginando la possibilità di organizzare un nido od un'asilo aziendale. Chissà? Si vedrà. Forse anche questo sogno un po' alla volta potrà trovare corpo.

Qui, parlando di psicologia del lavoro e innovazione nel mondo dell'azienda non posso esimermi dal fare un riferimento ad Adriano Olivetti. La sua opera ci offre una grande testimonianza attiva su come rendere umana, filosoficamente fertile e generativa l'azienda.

Luciano Galliano, scrive queste parole in una breve pubblicazione dedicata ai discorsi e alle testimonianze di Adriano Olivetti (2): “...l'ingegnere parla di comune partecipazione alla vita della fabbrica, di finalità materiali e morali del lavorato, di impresa che crede nell'uomo e nelle sue possibilità di elevazione e di riscatto.”

Ma così dicendo, continua  Galliano,   “...non vuol sembrare un imprenditore amico che parla agli amici operai; non finge siano superate le contese tra capitale e lavoro; non si atteggia a imprenditore che vuol dare a intendere ai dipendenti che lui e loro sono nella stessa barca. Parla in modo spiccio e diretto come un dirigente cosciente delle proprie responsabilità e determinato a farvi fronte.”

Sognava un'impresa di tipo nuovo che pur a distanza di svariati decenni fa fatica a prendere piede. Ma ciò non deve farci desistere. “Attendeva che i tempi fossero più favorevoli,. Intanto si adoperava per dare vita a un'impresa dove il lavoro, la cultura, la scienza, infine “gli ideali di giustizia” fossero elementi operanti ogni giorno nella vita di ciascun lavoratore.”

Tutti questi uomini con cui ho lavorato oppure studiato, o che comunque ho immaginato come anticipatori, sono stati una preziosa fonte di ispirazione per me stessa e per il mio modo di fare azienda anche in quel mio piccolo mondo lavorativo che è il Centro Psicologia e Cambiamento di Bergamo creato ormai quasi 30 fa.

Ciascuno di questi uomini aveva le sue proprie peculiarità ed è stato animato da un impegno personale instancabile nel corso di tutta la vita. Tutti loro consideravano il lavoro, inteso nel modo opportuno, come una fonte inesauribile di vita ed evoluzione per se stessi e coloro con cui avevano avuto modo di relazionarsi e co-creare. Sento una simile vocazione esistenziale e auguro  a me stessa che questo modo di sentire possa durare ancora molto a lungo nel tempo. 

 

Pasqua Teora

Note

  1. (Giochi Psicogici - Enzo Spaltro, Ugo righi, Celuc Libri 1980)
  2. (Adriano Olivetti – Ai Lavoratori – Edizioni di Comunità - 2016) (Adriano Olivetti – Ai Lavoratori – Edizioni di Comunità – 2016)(*)
  3. Pluralità. Psicologia dei piccoli gruppi – Enzo Spaltro – 1993 - Patron
Poetry Therapy

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Il libro “La Finestra sul Confine” fu completato nel 2008 dopo alcuni anni di faticosa gestazione. Già a partire dal 2000, infatti, cominciai a raccogliere un materiale poetico che dentro di me dialogava con un'altra dimensione-voce interiore.

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